Dal codice al monumento: l'epigrafia dell'Umanesimo e del Rinascimento

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Publicado 15-04-2013
Marco Buonocore

Resumen

Considerando la produzione epigrafica del tardo Quattrocento e di tutto il Cinquecento si ha la possibilità di valutare come in quel periodo si fossero consolidati ed affinati i programmi della resa epigrafica lapidaria dopo le esperienze, tra i tanti nomi che si possono fare, di Felice Feliciano, Giovanni Francesco Cresci e Luca Orfei. Viceversa, ispezionando i manoscritti epigrafici redatti tra la seconda metà del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, nella trascrizione di quegli stessi tituli che erano stati da archetipo per la formulazione delle norme da seguire, tutto questo manca quasi completamente; un controsenso, tra le regole teorizzate ed imposte per la resa epigrafica monumentale e le trascrizioni di quegli stessi exempla nelle sillogi epigrafiche: da una parte, cioè, una sapiente e filologica ricerca del modulo, dall'altra, tranne pochi casi, la quasi sempre assenza o per lo meno il disinteresse verso la trascrizione paleograficamente fedele dei testi. Il lavoro cerca di spiegare questa situazione e nel contempo si rivolge agli studiosi interessati alla storia della trascrizione dei codici epigrafici di età umanistica.


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Sección
III. "Ex codice ad titulum". Modelos para la epigrafía del Renacimiento y del Barroco